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venerdì 6 novembre 2009

Il retaggio dei catari


Quanto precede è stato pubblicato nel n. 5 di CRONOS

....limitandoci solo all’ambito cataro va detto prima di tutto che ciò che vediamo oggi, abbarbicate in una stretta fusione con la roccia, non sono le rovine che le agenzie turistiche reclamizzano come castelli catari, o almeno lo sono solo in minima parte. Infatti, alcuni di queste fortificazioni furono distrutte e la maggior parte delle restanti sono state rimaneggiate più volte in epoche successive, onde renderle adatte alle funzioni di difesa a cui dovevano adempiere col perfezionarsi dell’arte bellica. Basti guardare ad esempio Queribus: anche ad un esame sommario rivela chiaramente che la sua struttura non è quella di un maniero medievale, ma di una fortezza più tarda, atta a sostenere il tiro delle artiglierie e a sopportare cannoni sul tetto del mastio. Se infatti le guide archeologiche, di difficile lettura, già nei decenni passati accennavano al fatto che ben poco di cataro c’era nei castelli così impropriamente denominati, solo negli ultimi anni sono usciti libri di facile comprensione che sistematicamente riordinano la materia e specificano caso per caso quanto poco ancora rimane dell’epoca dell’eresia.
Un’altra opinione comune è che la crociata si limitasse ad investire la regione dell’Aude e che gli albigesi fossero diffusi solamente nel sud ovest della Francia: nulla di più errato. Il bogomilismo, identico al catarismo era diffuso anche in Bulgaria, Serbia, Bosnia ed Erzegovina e solo le invasioni turche dal 1463 al 1481 posero fine a questo catarismo balcanico.
Per tornare in occidente, l’area toccata dalla crociata si estende ad ovest sino a Lourdes, negli alti Pirenei, a Nord fino ai paesi di Monfort, Castelnaud e Beynac in Dordogna, e ad est tocca anche la Provenza, con Avignone Tarascona, Beaucaire, e Marsiglia, dove nel febbraio 1216 sbarcò Raimondo VI e suo figlio e da dove ebbe inizio la cosiddetta “riconquista dell’Occitania”.
Si vede dunque che, anche limitandosi alla sola Francia, gli albigesi erano diffusi in un territorio grandissimo e che il territorio che li concerne, non è solo quello che comprende l’Aude, l’Ariège e i Pirenei orientali, pur se dobbiamo ammettere che è lì che è ubicato il cuore storico del fenomeno
che ha lasciato un ricordo, una traccia indelebile negli abitanti del cosiddetto “Pays catare”.
Anche qui dobbiamo puntualizzare: il termine “paese cataro” non è solo una dicitura generica. Infatti, esso, oltre a descrivere geograficamente le zone d’estensione del catarismo, è anche un termine turistico, utilizzato dal dipartimento dell’Aude che si concentra specificatamente sulle Corbières , sede della maggior parte delle cittadelle reali impropriamente classificate, come già accennato, castelli catari. Il consiglio Generale dell’Aude nel 1991 ha depositato il marchio “Pays Catare” con lo scopo di valorizzare e preservare le ricchezze dell’Aude e promuovere le iniziative locali onde sostenere l’organizzazione turistica, passando dagli hotel ai ristoranti, le fattorie ecc. cioè una cosa ben diversa dallo spirito religioso dei veri catari!
Cerchiamo a questo punto di capire se gli abitanti delle regioni dove si manifestarono più rigorosamente i sentimenti religiosi che possiamo definire oggi, con parola non del tutto esatta, catari hanno conservato un sentimento d’ostilità nei confronti del resto della Francia e se ciò ha dato eventualmente vita in varie epoche a dei movimenti d’indipendentismo.

Come sempre avviene i sentimenti d’indipendenza, nascono e si sviluppano dapprima in campo letterario erudito.
Ma sarebbe vano pensare che i fondamenti della civiltà che esisteva prima della crociata, siano perdurati nel tempo, in maniera sotterranea. Già Nostradamus aveva criticato nel 1575 i trovatori in”Vie des plus anciens poétes provencaux” e li aveva collegati solo alla Provenza, escludendo quindi la regione catara per eccellenza, e questo non aveva suscitato particolari reazioni.
Ci vuole solo l”Histoire des Albigeois” di Napoleon Peyrat apparso nel 1871 per far nascere di nuovo un sentimento pro catari!

............. il seguito in Cronos!

Fabrizio Frosali

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