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domenica 31 ottobre 2010

Il tesoro perduto di VICTORIO




Nel Nuovo Messico, al centro di un lago desertico prosciugato, si trova una collina alta poche centinaia di metri che porta il nome di un famigerato capo Apache: “Victorio Peak”. Questo perché una delle più famose leggende del west è proprio quella del favoleggiato tesoro del pellerossa, quello che lui avrebbe accumulato in tanti anni di scorrerie. Le vicissitudini dei suoi presunti scopritori sono degne di un romanzo… Nel novembre 1937 un certo Doc Noss e sua moglie, Babe Beckworth si trovavano a caccia di daini nei pressi del Victorio Peak. Pioveva e Noss notò una pietra che sembrava lavorata; incuriositosi e scavando intorno ad essa fu scoperto una specie di pozzo che scendeva dentro la montagna. Tornato il giorno dopo l’uomo scoprì in fondo alla cavità una piccola stanza, con dei disegni fatti sicuramente da indiani, ed un corridoio che discendeva. Questo finiva in una caverna dove si aprivano sette stanze e, nell’oscurità, Noss presto scoprì che non era solo: prima uno, poi due, poi non meno di ventisette scheletri apparvero davanti a lui tutti di persone apparentemente legate e lasciate lì a morire, e poi… il tesoro! Consisteva di monete, artefatti, gioielli, e addirittura una statua d’oro della vergine! Ma questo era niente. Vi erano, infatti, anche migliaia di barre di più di 10 kg l’una che all’apparenza sembravano di ferro, ma poi, alla luce del sole, grattate dalla sporcizia rivelarono la loro consistenza: oro! Doc e Babe vissero per tre mesi tirando fuori della montagna quello che potevano, un pochino alla volta, ma l’uomo non si fidava neppure della moglie e si mise a nascondere nel deserto, qua e là, porzioni importanti della sua scoperta. Nel 1938 i due coniugi riuscirono ad assicurarsi la legalità di ciò che avevano trovato, richiedendo vari appezzamenti di terra in concessione intorno al monte, poi nel 1939 fu commesso un errore: fu assoldato un ingegnere minerario per far saltare con la dinamite il pozzo, per impadronirsi meglio del tesoro, ma la carica fu eccessiva, la cavità franò e Noss rimase solo con la parte del tesoro che aveva nascosto in vari posti nel deserto. Questo alla lunga portò ad un divorzio con la moglie, ma lui cercò negli anni successivi con vari mezzi, di riuscire a ritrovare il “suo” tesoro finché nel 1949 si mise in società con un certo Charles Ryan. In seguito ad un diverbio fra i due, Ryan uccise Noss e furono così persi tutti i segreti che il cercatore custodiva nella sua testa.

Passò ancora del tempo e Babe Noss continuò saltuariamente ad assoldare personale per riaprire il pozzo, ma nel 1955 la base missilistica di White Sands ampliò il suo territorio fino a comprendere tutto l’Hembrillo Basin e la Montagna di Victorio. Vi furono diverse battaglie legali e ci si mise di mezzo anche lo stato, che ufficialmente reclamò la proprietà del territorio, sebbene un certo Roy Henderson affermasse di esser lui il proprietario e di averlo affittato all’esercito. Comunque sia, due aviatori della vicina base aerea, Thomas Berlett e Leonard Fiege riuscirono a trovare un’altra entrata al tesoro da un’apertura laterale e rinvennero un centinaio di grosse barre d’oro ancora più pesanti di quelle di Noss. Essi tentarono di protegger quello che avevano trovato, ma l’esercito non la prese bene e vi furono le consuete battaglie legali. Fiege non riuscì più a trovare la sua entrata, che aveva dinamitato per non farla scoprire, e a quel punto le forze dell’esercito cominciarono le operazioni su larga scala. Degli uomini assoldati da Babe Noss riuscirono ad entrare nel territorio recintato e testimoniarono di aver visto uomini dell’esercito e Jeep al lavoro sulla montagna. Nel dicembre 1961 le operazioni furono chiuse. Ancora nel 1963 e nel 1972 dei gruppi, tra cui era ancora l’intrepida Babe Noss, ottennero i diritti per scavare la montagna, ma nulla fu trovato... Babe morì nel 1979. Uno dei suoi figli conobbe in seguito un capitano dell’esercito che gli rivelò che a suo tempo l’oro era stato recuperato e portato a fort Knox.

Infine nel 1989 uno speciale atto del congresso rilasciò dei permessi di scavo agli eredi Noss, ma di nuovo senza alcun esito.

Si ritiene che il tesoro ci fosse, esistono foto che lo provano e le foto aeree della Victorio Peak, viste a distanza di anni, mostrano che è stato fatto un lavoro intensivo.

Per quanto esistano varie teorie sulla provenienza del tesoro ( Alcuni pensano si tratti del tesoro di Don Juan de Onate, il fondatore del Nuovo Messico come colonia spagnola, altri invece che si trattasse di quello perduto di Massimiliano), la presenza degli scheletri incatenati, fa propendere proprio per le ricchezze accumulate dal capo Apache.

(La statua di Victorio si trova nella piazza centrale di Cihuahua, Messico, nella regione dove Victorio fu ucciso)


FABRIZIO FROSALI

(L'articolo, lievemente modificato e più ampio includente particolari sull'ultima battaglia di Victorio, fa parte integrante del fascicolo a fumetti dedicato alle ultime ore del capo apache, disegnato da Frank Frazetta)



domenica 24 ottobre 2010

APT- La cripta sotto la cripta!




MISTERI DELLA PROVENZA: APT
Normalmente quando si discende in un cripta di una chiesa avvertiamo una sensazione strana, forse la consapevolezza di addentrarci in un mondo che in fin del conto non è il nostro abituale, in un ritorno al grembo della terra da cui a fatica ne siamo usciti. C'è sempre questa sensazione che è la stessa che si prova quando si visita magari una caverna con le stalattiti.
Ma una cripta sotto una cripta? Questo è quello che si può trovare ad Apt nella sua cattedrale ed è qui che secondo la tradizione furono trovate le spoglie di Santa Anna, la madre di Maria.
Addirittura nel 776 alla presenza di Carlomagno che consacrava una piccola cappella edificata sui resti di un antico tempio pagano, un giovane ceco sordo e muto, che era figlio del barone di Caseneuve, si mise ad agitarsi e a grattare la terra, fece insomma comprendere che si doveva scavare.. .
Si ritrovò una cappella ignorata che fu riconosciuta come l'oratorio di San Auspizio, ma presto, sotto di questa, fu scoperta una seconda cripta dove una lampada bruciava ancora! Il ceco ritrovò la vista e la parola e nella cripta si ritrovarono le reliquie con una scritta che diceva che le ossa erano quelle di Anna, madre di Maria. A conferma, un odore soave piacevolissimo permeava il tutto.
La cattedrale attuale fu iniziate su queste due cappelle, che ora sono le due cripte, nel 1056 . Attualmente la cattedrale contiene anche altre reliquie strane di cui però vi parlerò in un'altra pagina.
Vi offro qui delle foto delle due cripte, fatte nel corso della mia recente visita al luogo. In quella inferiore, dove fu trovato il corpo di Santa Anna, adesso vi sono lapidi romane ed il cippo dove si dice furono scoperte le reliquie. L'iniziato può inoltre trovare sculture di vigne stilizzate in un motivo elicoidale...
Fabrizio Frosali

sabato 23 ottobre 2010

VOYAGER, GIACOBBO E MISTIFICAZIONI


Scusate lo sfogo, ma lo scrivere di certe cose mi fa solo bene. Stamani ero in libreria, a visitare il settore dove solitamente mettono i libri di archeologia misteriosa, misteri storici, ecc. Il mercato è sempre più asfittico, vengono dette sempre e solo le solite cose e non si capisce davvero perchè uno un pò addentro nella materia dovrebbe comprare i libri che circolano.
Comunque sia ad un certo momento mi è balzata all'occhio una serie di volumi, dalla copertina accattivante fotografica, incentrati alcuni su argomenti misteriosi dei quali ho una discreta conoscenza.
La casa editrice è la Giunti e su tutti i volumi della serie compare la fotografia di Roberto Giacobbo, indubbiamente con la speranza di attirare lo spettatore della sua trasmissione Voyager. Infatti la collana si chiama "Atlanti di Voyager".
Ho preso in mano quello dedicato a Dracula, "Viaggio in Transilvania" e dopo aver letto qualcosa mi sono allontanato disgustato: la ragione è che nella parte dedicata al "castello di Dracula" si fa ancora una volta riferimento a Bran, il più bello della Romania, quello sponsorizzato dalle agenzie turistiche come l'unico e il solo maniero teatro delle nefandezze del voivoda Vlad (ma dovrei dire "conte" vero?)!!!
Eppure tutti gli storici seri sanno che non è così. Al massimo Vlad Dracula avrà dormito una volta al castello e forse nemmeno quella:è su tutti i libri di storia che trattano l'argomento.
A casa ho voluto approfondire sull'autrice e ho scoperto che è Alessandra Bisceglia, una giornalista morta prematuramente a 28 anni per una rara malattia.
Non voglio qui parlar male della defunta autrice,(chissà magari il testo è stato "editato" a sua insaputa, pratica comunissima di cui anche io ho fatto le spese a suo tempo,) ma vorrei qui far presente una volta di più, dal mio piccolissimo angolo, come la realtà sia ancora una volta manipolata per ragioni che, come al solito sono economiche, allo scopo di stravolgere gli avvenimenti e di far si che col tempo diventi storia quello che storia non è, cioè il desiderio che le cose magari fossero andate in un certo modo perche così avrebbe fatto comodo a tutti: il turismo ne risulterebbe incrementato, e anche l'autore (o chi per lui ha editato il testo) ne avrebbe un riscontro in termini economici o di fama.
Col tempo, non ne dubitiamo, altri libri pseudostorici ripeteranno l'informazione che così ne risulterà confermata. Diamine, anche Giacobbo è d'accordo!
Il risultato comunque Roberto Giacobbo l'ha già raggiunto, , ridendo dalla copertina alla faccia dei gonzi che acquistano la sua serie!!!!
ALLEGO ANCORA UNA VOLTA UNA FOTO DEL VERO CASTELLO DI VLAD.
QUELLO CHE COMPARE SUL LIBRO DELLA GIUNTI E DI GIACOBBO E' BRAN E NON HA NULLA A CHE VEDERE CON DRACULA!

martedì 19 ottobre 2010

SAUMANE il castello dello zio di DE SADE!



Saumane è un altro castello che appartenne alla famiglia De Sade. Prima del famoso marchese, appartenne all'abate suo zio che è ricordato principalmente per un'opera che scrisse sulla vita di Francesco Petrarca. Il famoso marchese passò gli anni della sua giovinezza a Saumane e si racconta che passasse molte ore del suo tempo nei labirintici sotterranei del castello, affascinato dal silenzio e dal mistero.

Quando fu rinchiuso nella prigione di Vincennes portò con se il libro dello zio sul Petrarca.
Questo castello si trova a poca distanza dall'altro più famoso di LACOSTE,(vedi altro post), anche questo è privato, ma dall'esterno si possono agevolmente fare delle foto che hanno un certo fascino lugubre. Vi offro qui alcune della mia ultima gita in loco.
Fabrizio Frosali

mercoledì 6 ottobre 2010

LACOSTE- Il castello di DE SADE



Vi offro qui delle foto provenienti da una mia recente visita al castello di DE SADE in Provenza. Il castello era in rovina, ma il proprietario attuale lo sta restaurando a caro prezzo.

De Sade era ricco e aveva diversi manieri. Si rifugiò a Lacoste dopo uno scandalo che era divenuto di dominio pubblico: nel 1768 aveva abbordato una mendicante e l'aveva praticamente sequestrata in una piccola casa di Arcueil. La poveretta era riuscita a fuggire e aveva svelato le attività del marchese.
Nel 1772 egli inoltre riunì quattro prostitute in una camera a Marsiglia, aiutato dal proprio valletto, e dopo averne abusato, le aveva drogate fino a farle star male.
Il processo che ne seguì lo portò in carcere a Miolans, da cui riuscì ad evadere passò poi sedici mesi rinchiuso a Vincennes. Fu rinchiuso infine alla Bastiglia per cinque anni.
Dalle foto qui esposte potrete osservare un busto del "divino marchese".
E' senz'altro un'opera di fantasia, perchè non esistono, che io sappia, ritratti che lo effigiano!
Fabrizio Frosali