Nel Nuovo Messico, al centro di un lago desertico prosciugato, si trova una collina alta poche centinaia di metri che porta il nome di un famigerato capo Apache: “Victorio Peak”. Questo perché una delle più famose leggende del west è proprio quella del favoleggiato tesoro del pellerossa, quello che lui avrebbe accumulato in tanti anni di scorrerie. Le vicissitudini dei suoi presunti scopritori sono degne di un romanzo… Nel novembre 1937 un certo Doc Noss e sua moglie, Babe Beckworth si trovavano a caccia di daini nei pressi del Victorio Peak. Pioveva e Noss notò una pietra che sembrava lavorata; incuriositosi e scavando intorno ad essa fu scoperto una specie di pozzo che scendeva dentro la montagna. Tornato il giorno dopo l’uomo scoprì in fondo alla cavità una piccola stanza, con dei disegni fatti sicuramente da indiani, ed un corridoio che discendeva. Questo finiva in una caverna dove si aprivano sette stanze e, nell’oscurità, Noss presto scoprì che non era solo: prima uno, poi due, poi non meno di ventisette scheletri apparvero davanti a lui tutti di persone apparentemente legate e lasciate lì a morire, e poi… il tesoro! Consisteva di monete, artefatti, gioielli, e addirittura una statua d’oro della vergine! Ma questo era niente. Vi erano, infatti, anche migliaia di barre di più di 10 kg l’una che all’apparenza sembravano di ferro, ma poi, alla luce del sole, grattate dalla sporcizia rivelarono la loro consistenza: oro! Doc e Babe vissero per tre mesi tirando fuori della montagna quello che potevano, un pochino alla volta, ma l’uomo non si fidava neppure della moglie e si mise a nascondere nel deserto, qua e là, porzioni importanti della sua scoperta. Nel 1938 i due coniugi riuscirono ad assicurarsi la legalità di ciò che avevano trovato, richiedendo vari appezzamenti di terra in concessione intorno al monte, poi nel 1939 fu commesso un errore: fu assoldato un ingegnere minerario per far saltare con la dinamite il pozzo, per impadronirsi meglio del tesoro, ma la carica fu eccessiva, la cavità franò e Noss rimase solo con la parte del tesoro che aveva nascosto in vari posti nel deserto. Questo alla lunga portò ad un divorzio con la moglie, ma lui cercò negli anni successivi con vari mezzi, di riuscire a ritrovare il “suo” tesoro finché nel 1949 si mise in società con un certo Charles Ryan. In seguito ad un diverbio fra i due, Ryan uccise Noss e furono così persi tutti i segreti che il cercatore custodiva nella sua testa.
Passò ancora del tempo e Babe Noss continuò saltuariamente ad assoldare personale per riaprire il pozzo, ma nel 1955 la base missilistica di White Sands ampliò il suo territorio fino a comprendere tutto l’Hembrillo Basin e la Montagna di Victorio. Vi furono diverse battaglie legali e ci si mise di mezzo anche lo stato, che ufficialmente reclamò la proprietà del territorio, sebbene un certo Roy Henderson affermasse di esser lui il proprietario e di averlo affittato all’esercito. Comunque sia, due aviatori della vicina base aerea, Thomas Berlett e Leonard Fiege riuscirono a trovare un’altra entrata al tesoro da un’apertura laterale e rinvennero un centinaio di grosse barre d’oro ancora più pesanti di quelle di Noss. Essi tentarono di protegger quello che avevano trovato, ma l’esercito non la prese bene e vi furono le consuete battaglie legali. Fiege non riuscì più a trovare la sua entrata, che aveva dinamitato per non farla scoprire, e a quel punto le forze dell’esercito cominciarono le operazioni su larga scala. Degli uomini assoldati da Babe Noss riuscirono ad entrare nel territorio recintato e testimoniarono di aver visto uomini dell’esercito e Jeep al lavoro sulla montagna. Nel dicembre 1961 le operazioni furono chiuse. Ancora nel 1963 e nel 1972 dei gruppi, tra cui era ancora l’intrepida Babe Noss, ottennero i diritti per scavare la montagna, ma nulla fu trovato... Babe morì nel 1979. Uno dei suoi figli conobbe in seguito un capitano dell’esercito che gli rivelò che a suo tempo l’oro era stato recuperato e portato a fort Knox.
Infine nel 1989 uno speciale atto del congresso rilasciò dei permessi di scavo agli eredi Noss, ma di nuovo senza alcun esito.
Si ritiene che il tesoro ci fosse, esistono foto che lo provano e le foto aeree della Victorio Peak, viste a distanza di anni, mostrano che è stato fatto un lavoro intensivo.
Per quanto esistano varie teorie sulla provenienza del tesoro ( Alcuni pensano si tratti del tesoro di Don Juan de Onate, il fondatore del Nuovo Messico come colonia spagnola, altri invece che si trattasse di quello perduto di Massimiliano), la presenza degli scheletri incatenati, fa propendere proprio per le ricchezze accumulate dal capo Apache.
(La statua di Victorio si trova nella piazza centrale di Cihuahua, Messico, nella regione dove Victorio fu ucciso)
FABRIZIO FROSALI
(L'articolo, lievemente modificato e più ampio includente particolari sull'ultima battaglia di Victorio, fa parte integrante del fascicolo a fumetti dedicato alle ultime ore del capo apache, disegnato da Frank Frazetta)