L’Arca, i templari e le spade: presentazione e intervista a Fabrizio Frosali
Anteprima dal libro "L'arca, i templari e le spade" e cinque domande all'autore
Edito da Fabrizio Frosali nel 2021 • Pagine: 66 • Compra su Amazon
Tutti sanno cos’era l’Excalibur, la mitica spada di re Artù. Ma si trattava davvero di un mito? E se era reale, dov’è finita? Anche Giovanna d’Arco ha usato delle spade, almeno sei, di cui una “magica”. Sono andate disperse anch’esse o esistono ancora? E dove è finita l’Arca dell’Alleanza? Almeno due autori francesi la collocano in due siti diversi della Provenza… Seguendo varie piste l’autore ha compiuto ricerche anche sul campo e correda questo agile libro con molte fotografie appartenenti al suo archivio personale. Non manca un pezzo su una famosa regina dei pirati. Un libro che può essere usato anche come guida per viaggi all’insegna del mistero, nel territorio spettacolare del Verdon (FR) e oltre, alla ricerca degli oggetti misteriosi e magici descritti, pur presenti nel nostro mondo reale.
Si può discutere sul perché il re Plantageneto fece quel gesto. Credeva veramente che quella fosse la spada del mitico Artù? In questo caso perché la regalò a Tancredi, invece di tenerla per sé, visto che era il simbolo della più nobile discendenza? Fu forse un impulso irrefrenabile di generosità da parte di Riccardo, a cui come abbiamo visto era soggetto, oppure a Tancredi fu semplicemente regalato un falso od una copia della spada trovata nell’abbazia? Nello scavo era veramente stata trovata anche una spada? La storia non dice nulla al riguardo, ma sembra che Tancredi abbia apprezzato il regalo, perché a sua volta volle partecipare alla spedizione in Oriente facendo dono a Riccardo di quattro grandi navi e di quindici galee.
E poi? Che fine ha fatto questa Excalibur vera o falsa che fosse? Per anni ho cercato qualche accenno su libri che trattano del periodo, poi alla fine…
Le accuse come si sa erano le solite: rinnegamento del Cristo,
venerazione di un idolo, culto dei demoni ecc.. Nel corso
dell’interrogatorio Frate Arnold riporta di aver compiuto il 27 ottobre
1307 un viaggio dal castello di Greoux les Bains a quello di Mane con un
convoglio di carri. (castelli entrambi tenuti dai templari) Interrogato
sul loro contenuto, rispose affermando che contenevano dei manoscritti,
degli oggetti sacri, delle tavolette d’argilla scritte e dei cofani.
Tra questi ce n’era uno più piccolo che nessuno poteva avvicinare e la
cui guardia era affidata a certo padre Hely. Veniva mostrato ai
confratelli al momento della ricezione nell’ordine di nuovi adepti.
Padre Hely parlava al cofano e questo gli rispondeva in una lingua
ignota a tutti poi un busto di vecchio sembrava sorgere dallo strano
oggetto. Interrogato su chi fosse questa figura, Arnold rispose che gli
fu detto da padre Blacas che era Mosè il guardiano delle tavole della
legge. Il metallo del cofano era di materia sconosciuta e padre Blacas
affermò che si trattava della famosa Arca dell’Alleanza che era stata
recuperata a Gerusalemme nel 1127 e depositata in seguito all’abbazia di
Senanque su domanda dei Benedetti Bernardo e Malachia. Una leggenda
afferma che un’antica cappella dei templari dedicata a Santa Maddalena
esisteva a 13 leghe da Gap, nelle montagne e fu qui che era stata
nascosta l’Arca trovata in Palestina. Questa commanderia passò sotto la
giurisdizione dell’abbazia di Senanque.
Secondo De Bezaure l’arca sarebbe stata trovata da Hugues de Payen (de
Bagarry) da Balthazar de Blacas, e dal Principe di Orange, Raimbaud des
Baux, che prese il soprannome di Galaad perché avrebbe ritrovato
proprio su questo monte, nell’Oltre Giordano il magico oggetto.
Ora a Mane, castello privato e dunque non visitabile, si sa per certo che esisteva un tesoro…
Come è nata l’idea di questo libro?
L’idea di questo libro è nata dal desiderio di porre a conoscenza degli interessati quel poco o tanto che sono riuscito a scoprire circa gli argomenti trattati. I primi capitoli erano già destinati ad esser pubblicati su una rivista da edicola e non lo furono a causa del collasso della casa editrice. Un’edizione di questo libro è già stata pubblicata in forma limitata e a dimensioni ridotte. Faccio presente che questa edizione è in carta patinata e contiene molte foto a colori tratte la maggior parte dal mio archivio personale. Infatti il libro può esser usato come una mini guida per seguitare le ricerche al punto in cui le ho lasciate io nel territorio bellissimo e incontaminato del gran canyon del Verdon, in terra di Provenza.
Quanto è stato difficile portarlo a termine?
La ricerca nel Verdon è costata tempo e denaro, ma limitatamente. Mi spiego. Ho compiuto diversi sopralluoghi negli ambienti descritti, ma poiché l’ambito delle mie ricerche era vasto e molteplice, nello stesso tempo effettuavo anche altre indagini che nel libro non son descritte. Alcune di queste ricerche hanno già visto la luce su una rivista edita anni fa, come dicevo prima.
Quali sono i tuoi autori di riferimento?
I miei autori di riferimento per la ricerca nel Verdon sono Guy Tarade e Bernard Falque de Bezaure. Per gli altri capitoli gli autori da me consultati sono troppi per poterli anche solo elencare, a partire dai principali testi medievali riguardanti la Tavola Rotonda, fino ad alcuni saggisti classici, tra cui John Gillingham e Regine Pernoud. Attualmente mi sto dedicando a scrivere nuovi romanzi di SANDOKAN, il personaggio più grande di Emilio Salgari, e oltre a lui e ai suoi innumerevoli epigoni, tengo ben presente i lavori di Edgar Rice Burroughs e Robert Howard.
Dove vivi e dove hai vissuto in passato?
Salvo il periodo di due anni a Roma, son sempre vissuto a Livorno la mia città natale.
Dal punto di vista letterario, quali sono i tuoi progetti per il futuro?
Dal punto di vista letterario intendo continuare con le storie di Sandokan cercando di svincolare il personaggio dalle pastoie ottocentesche in cui è limitato, ma se si presentasse l’occasione potrei anche compiere altre ricerche del tipo di quelle descritte nel libro…
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